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Relazione del Card. Giovanni Battista Re sul nuovo Direttorio per il ministero pastorale dei Vescovi <<Apostolorum Successores>>

30 marzo 2004

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RELAZIONE DEL CARDINALE GIOVANNI BATTISTA RE
SUL NUOVO DIRETTORIO
PER IL MINISTERO PASTORALE DEI VESCOVI

 

La X Assemblea Generale del Sinodo dei Vescovi dell'ottobre 2001, sul "Vescovo ministro del Vangelo per la speranza del mondo", aveva proposto che fosse aggiornato il Direttorio per il ministero pastorale dei Vescovi pubblicato dalla Congregazione per i Vescovi nel 1973.

Accogliendo tale invito, essa ha rielaborato il Direttorio alla luce dei documenti del Santo Padre e della Santa Sede emanati nel corso di questi anni e tenendo presenti le sfide e le situazioni che la Chiesa è chiamata ad affrontare all'inizio del terzo millennio.

Il nuovo Direttorio, che inizia con le parole "Apostolorum successores", è uno strumento fondamentalmente pastorale e pratico che, con indicazioni e direttive concrete, intende aiutare i Vescovi nello svolgimento del loro non facile ministero.

Sollecitudine per la Chiesa universale e collaborazione dei Vescovi tra loro

Nei primi Capitoli del Direttorio, dopo aver richiamato l'identità e la missione del Vescovo conformemente all'ecclesiologia e alla cristologia del Concilio Vaticano II, viene ricordata la sollecitudine che ogni Vescovo deve avere per la Chiesa universale. In forza della sua appartenenza al Collegio episcopale, il Vescovo è legato agli altri membri del Collegio mediante la fraternità episcopale e mediante lo stretto vincolo che unisce i Vescovi al Successore di Pietro, Capo del Collegio, ed è tenuto ad estendere - in quanto membro del Collegio episcopale e legittimo successore degli Apostoli - la sua sollecitudine, non solo alla Chiesa particolare a lui affidata, ma all'intera Chiesa. Tale sollecitudine porta il Vescovo a promuovere e difendere l'unità della fede e la disciplina comune a tutta la Chiesa, a obbedire al Romano Pontefice ed a collaborare con lui.

Sullo spirito collegiale è fondata anche quella cooperazione tra Vescovi che si è tanto sviluppata attraverso le Conferenze episcopali e mediante gli altri organismi sovradiocesani di collaborazione, quale l'Assemblea dei Vescovi di una medesima Provincia o Regione ecclesiastica. Al riguardo, il nuovo Direttorio incoraggia le iniziative comuni, di carattere pastorale, dei Vescovi della stessa Provincia ecclesiastica, grazie al coordinamento dell'Arcivescovo Metropolita, del quale sono evidenziate le funzioni di vigilanza, di coordinamento pastorale, come pure quei vincoli di fraternità che devono portare il Metropolita ad essere vicino a ciascun Vescovo suffraganeo, soprattutto nei momenti difficili.

La spiritualità e la formazione del Vescovo

Alla spiritualità propria del Vescovo è dedicato il terzo Capitolo, dove è particolarmente evidente la stretta connessione tra il Direttorio e l'Esortazione Apostolica post-sinodale "Pastores gregis".

L'Assemblea del Sinodo del 2001 aveva fortemente sottolineato il cammino di santità del Vescovo nella carità pastorale e la necessità della sua formazione permanente. Accogliendo tali suggerimenti, il Direttorio richiama i tratti caratteristici di questa spiritualità che ha la sua sorgente in Cristo e la sua espressione più intima nella preghiera del Vescovo, la quale viene definita "come il bastone a cui appoggiarsi nel cammino di ogni giorno" (n. 36) per crescere nell'intimità con Dio e nell'esercizio quotidiano di quelle virtù che sono necessarie per guidare sapientemente la Chiesa particolare. Tra queste vengono ricordate, oltre alle tre virtù teologali, virtù e doti umane quali l'umiltà e la povertà, l'obbedienza e la castità, la fortezza e la prudenza, la lealtà e la ricca umanità. Quanto più il Vescovo è uomo di Dio, tanto più è padre e pastore del suo gregge secondo il cuore di Cristo.

La formazione permanente viene illustrata nelle sue articolazioni di formazione umana, spirituale, dottrinale e pastorale. Il Vescovo, infatti, deve crescere in ogni aspetto della sua personalità affinché rifulga in lui la maturità di Cristo e il discernimento sapienziale delle persone, della realtà e degli avvenimenti richiesto dal suo compito di padre e di pastore. Curando i vari aspetti della sua formazione, il Vescovo deve acquisire le qualità che sono fondamentalmente dono della grazia e che si esprimono nelle Beatitudini evangeliche, perché sull'esempio di Cristo Buon Pastore sia sempre accogliente, misericordioso, buono, pacificatore, interiormente forte per sostenere il buon combattimento della fede, incoraggiando coloro che donano la vita per il Signore.

I principi generali del governo episcopale

Con l'invito della prima lettera di San Pietro a pascere il gregge di Dio (cfr 1 Pt 5, 2-4), si apre la parte del documento concernente l'ufficio proprio del Vescovo diocesano (Capitolo quarto). Essa è introdotta dall'affermazione dei seguenti principi generali a cui deve ispirarsi l'azione del Vescovo: 

- il principio trinitario ed ecclesiale, secondo cui il Vescovo è posto a reggere una Chiesa particolare in nome di Dio Padre, Figlio e Spirito Santo;

- il principio della verità, che deve essere sempre il centro dell'attività e dell' impegno pastorale del Vescovo e il primo criterio con il quale egli valuta opinioni e proposte che emergono sia nella comunità cristiana che nella società civile;

- il principio della comunione, per il quale il Vescovo deve adoperarsi affinché la diocesi sia "casa e scuola di comunione". Come afferma la Lumen Gentium, il Vescovo è il visibile principio e fondamento dell'unità della sua diocesi e così egli si deve sentire e comportare;

- il principio della collaborazione: il Vescovo promuove la partecipazione di tutti coloro che compongono la comunità cristiana all'unica missione della Chiesa;

- il principio del rispetto delle competenze, secondo cui il Vescovo incoraggia ognuno a fare la propria parte sostenendo le giuste iniziative, stimolando e coordinando armoniosamente le diverse forze che operano nella diocesi;

- il principio della persona giusta al posto giusto: il Vescovo guarda sempre al bene delle anime e cerca di valorizzare tutti, secondo i loro carismi e le loro capacità, nel modo più idoneo e utile all'interno della Chiesa;

- il principio della giustizia e della legalità: il Vescovo imposta il governo della diocesi sulla giustizia e la verità, evitando visioni e schemi personalistici, per camminare insieme ai suoi fedeli sui binari dell'amore verso tutti.

Lo spirito di servizio e la pastoralità della "sacra potestas"

Il Direttorio riafferma il radicale spirito di servizio che deve caratterizzare il ministero di un Vescovo, e presenta il ruolo del Vescovo come un servizio di amore. In pari tempo, sottolinea l'indole pastorale della potestà episcopale, che mira essenzialmente all'edificazione del popolo di Dio nell'unità della fede e dell'amore.

Il carattere pastorale, lo spirito paterno ed il fine ecclesiale della potestà del Vescovo sono evidenziati in modo peculiare nelle pagine in cui si tratta dei sacerdoti, dei laici e dei consacrati della Chiesa diocesana. Con particolare insistenza viene ricordato al Vescovo lo strettissimo legame sacramentale che lo unisce ai suoi sacerdoti, per i quali egli deve essere padre, fratello e amico, al fine di portare tutto il presbiterio a crescere nella fraternità e in quella "obbedienza comunitaria", caratteristica propria dell'identità presbiterale, come ha indicato il Santo Padre nell'Esortazione Apostolica post-sinodale "Pastores dabo vobis" (n. 28). Si ricorda al Vescovo, inoltre, il dovere di provvedere alla formazione permanente del presbiterio e a quella dei seminaristi. Al riguardo, il Vescovo sa bene che il Seminario è il "cuore" della diocesi e che egli è il primo responsabile della formazione seminaristica e il principale animatore della pastorale vocazionale. Ugualmente il Direttorio si sofferma a considerare i rapporti che il Vescovo deve avere con i diaconi permanenti, le persone consacrate e i fedeli laici.

Con la stessa autorità di Cristo, il Vescovo esercita i "tria munera" che costituiscono la sua funzione pastorale. Infatti il Vescovo è pastore in quanto evangelizzatore, santificatore e guida del popolo cristiano.

Nella parte del Direttorio riguardante il Vescovo maestro della fede e araldo della Parola (munus docendi), sono richiamati i doveri del Vescovo come primo responsabile dell'evangelizzazione e della catechesi, nonché la sua sensibilità e attenzione ai vari ambienti e mezzi per la diffusione del Vangelo.

Nel capitolo sul Vescovo santificatore del popolo cristiano (munus sanctificandi), il Direttorio sottolinea la centralità della Liturgia nella vita della diocesi, specialmente della celebrazione eucaristica. In tale contesto sono affrontati anche importanti temi come la centralità della domenica, l'importanza della pietà popolare, il decoro dei luoghi sacri ecc.

Del governo pastorale del Vescovo (munus regendi) è evidenziato il radicale spirito di servizio e di vigilanza sullo svolgimento della vita diocesana. In particolare, nel suo governo il Vescovo deve esprimere gli stessi tratti del Buon Pastore. A questo proposito, il Direttorio contiene indicazioni sulla responsabilità personale del Vescovo e sul ruolo degli Organismi di partecipazione alla sua funzione pastorale, quali il Sinodo diocesano, la Curia, e i vari Consigli diocesani:  Collegio dei Consultori, Consigli presbiterale e pastorale e Consiglio per gli affari economici.

Alla parrocchia e alla Visita Pastorale è dedicata l'ultima parte del Direttorio, nella quale sono affrontati i problemi, emersi anche nell'ultima assemblea del Sinodo, riguardanti tra l'altro l'organizzazione parrocchiale nelle cosiddette "megalopoli" e l'assistenza pastorale nei casi di particolari necessità.

Il Vescovo emerito

Il nuovo Direttorio non poteva non considerare la figura del Vescovo emerito. Oggi nella Chiesa i Vescovi emeriti sono circa 1200. Essi meritano gratitudine per il servizio reso alle loro Chiese particolari avendo ad esse dedicato mente, cuore, energie, pazienza e sofferenze, anzi tutto se stessi. Il Direttorio richiama poi l'impegno che possono assumere i Vescovi emeriti negli organismi sovradiocesani e nella Conferenza episcopale, così come insiste nel ricordare i rapporti fraterni che devono esistere tra il Vescovo diocesano e l'emerito.

In Appendice vi è qualche indicazione circa il periodo della "sede vacante", come pure un accenno alle procedure da seguire in attesa della nomina del nuovo Vescovo.

Uomo di comunione e buon samaritano

Non senza motivo come "incipit" del Direttorio sono state scelte le parole "Apostolorum Successores", perché questa è la qualifica che esprime bene la radice del ministero del Vescovo e che ne definisce la figura e la missione nella Chiesa. Come successore degli Apostoli, il Vescovo assicura alla Chiesa la nota dell'apostolicità con la grazia e la responsabilità di custodire e trasmettere la Sacra Scrittura e la Traditio. Come uomo di carità ha il compito di fare della Chiesa la "casa e la scuola di comunione", come è stato autorevolmente indicato dal Santo Padre nella Lettera Apostolica "Novo Millennio ineunte". Come un instancabile tessitore, il Vescovo è chiamato a coltivare e dilatare quotidianamente gli spazi della comunione nei suoi rapporti con i Presbiteri, con i Religiosi, con le persone consacrate e con l'intero Popolo di Dio, in modo che la Chiesa sia nel mondo segno profetico di unità e di pace. Con la sollecitudine e il dinamismo del missionario il Vescovo è chiamato ad illuminare con la luce del Vangelo i grandi problemi della società contemporanea, curando, come Buon Samaritano, con il balsamo della speranza le ferite del cuore umano e della società contemporanea. Per questo, oggi il Vescovo deve essere ricco di umanità, affabile, gioioso, capace di ascoltare e di dialogare, sensibile alle gioie e partecipe dei dolori della gente che gli è stata affidata e per il cui bene è stato mandato.

Caratteristica del Vescovo del nostro tempo, rispetto ai secoli passati, è di avere uno stile di vita più semplice, ed essere più accessibile a tutti, più vicino alla gente, attento ai bisogni della popolazione.

Il Direttorio per i Vescovi intende aiutare i Vescovi affinché in ogni Chiesa particolare essi siano effettivamente presenza e immagine del Buon Pastore e sappiano "prendere il largo" nella nuova evangelizzazione a cui il Papa chiama l'intera Chiesa. Esso si chiude richiamando la gravità dei doveri episcopali rispetto alla pochezza delle forze umane, ma invita il Vescovo alla fiducia e alla speranza ricordandogli che Cristo assiste sempre la sua Chiesa ed i suoi ministri e li accompagna con la sua grazia.

Il Vescovo è un padre che ama e che educa con una verità che egli ha ricevuto e che, a sua volta, come Successore degli Apostoli, deve trasmettere. Egli è un servitore del Vangelo ed un seminatore di speranza. Per tutti egli è segno e richiamo di una realtà che occhi non vedono e mani non toccano, ma di cui l'umanità ha bisogno per continuare a vivere con speranza.